IL Cilento da scoprire e gustare
Il Cilento archeologico
Come spiega l’Unesco, il Parco Nazionale Cilento, una zona montuosa solcata da vallate in cui scorrono fiumi che scendono nel Mar Tirreno, e il vallo di diano, un vasto e fertile altopiano,
sono un’area Riserva della Biosfera MAB dell’UNESCO dal 1997. La stessa zona è stata iscritta nella rete dei Geoparco UNESCO nel 2010, grazie alla bellezza delle numerosissime grotte
create dalla natura carsica del terreno, sia nell’entroterra sia sulla costa, e alla natura geologica delle rocce che costituiscono il “Flysch del Cilento”, caratterizzato da una fitta stratificazione
delle rocce che capita assumano forme e colori particolari (flysch, voce dialettale della Svizzera tedesca – significa china scivolosa – è una successione di rocce sedimentarie clastiche, di
origine sin-orogenetica costituita tipicamente da alternanze cicliche di livelli di arenaria e di argilla o marna).

Paestum, l’antica città greca di Poseidonia, fondata alla fine del VII secolo a.C. e dedicata a Poseidone, dio del mare, conserva ancora oggi alcuni eccezionali templi dorici. La città, che
ebbe un grande sviluppo commerciale, fu fondata dai coloni di Sibari, provenienti dalla città sulla costa ionica della Calabria non dal mare ma per le vie ancestrali che attraversavano i
crinali delle montagne. Velia, in greco Elea, nacque nel 540 a.C., quando una spedizione di coloni focesi, esuli dalla città di Focea (in Turchia), giunse sulla costa tirrenica della Lucania e
sviluppò una città su un promontorio affacciato sul mare. La parte bassa della città fu in seguito abbandonata, mentre la parte alta fu abitata fino al Seicento. Nell’area dell’acropoli sono
visibili i resti di un Tempio ionico, del teatro risalente al III secolo a.C. e delle Terme Adrianee (II secolo d.C.). Elea vide il fiorire di una scuola filosofica presocratica: la scuola eleatica.
Parmenide ne fu il fondatore e Zenone fu il suo illustre discepolo. Entrambi nativi di Elea, sono considerati tra i maggiori filosofi greci, padri delle radici della razionalità occidentale.
“Paestum e Velia fecero scelte differenti – spiega l’archeologa Daniela Ferrari –. Durante le Guerre Puniche scelse di schierarsi con la potenza nascente di Roma, e nell’88 a.C. diventò
Municipio romano, ma mantenne sempre la sua identità culturale greca, al punto tale che Cicerone – e siamo nel I secolo a.C. – parla di Velia come di una città ancora greca per cultura e tradizioni”.

Come ricostruisce l’Unesco, la Certosa di San Lorenzo a Padula nell’altopiano di Vallo di Diano, è il più vasto complesso monastico dell’Italia Meridionale nonché uno dei più interessanti
in Europa per magnificenza architettonica e copiosità di tesori artistici. I lavori di costruzione iniziarono nel 1306 e proseguirono, con ampliamenti e ristrutturazioni, fino al XIX secolo.
Dell’impianto più antico restano nella Certosa pochi elementi: tra questi si ricordano lo splendido portone della chiesa datato al 1374 e le volte a crociera della chiesa stessa. Le
trasformazioni più rilevanti risalgono alla metà del Cinquecento, dopo il Concilio di Trento. Seicenteschi sono gli interventi di doratura degli stucchi della chiesa, mentre gli affreschi e le
trasformazioni d’uso di ambienti esistenti risalgono al Settecento. I Certosini lasciarono Padula nel 1807, durante il decennio francese del Regno di Napoli, allorché furono privati dei loro
possedimenti nel Vallo, nel Cilento, nella Basilicata e nella Calabria. Le ricche suppellettili e tutto il patrimonio artistico e librario andarono quasi interamente dispersi e il monumento
conobbe uno stato di precarietà e abbandono. Dichiarato monumento nazionale nel 1882, la Certosa è stata presa in consegna dalla Soprintendenza per i Beni architettonici di Salerno e nel 1982 sono cominciati i lavori di restauro.

“Il Cilento – sottolinea Ferrari – riveste un grande valore culturale in quanto da sempre crocevia di importanti rotte di commercio e delle vie di comunicazione tra il Mar Tirreno e il Mar
Adriatico, ma anche luogo di interazione culturale e politica nella preistoria e nel medioevo. Paestum e Velia sono due siti in ottimo stato di conservazione. I loro scavi permettono di fare
un viaggio quasi completo all’interno di un’antica città della Magna Grecia”.
IL Cilento da scoprire e gustare
L’olio extravergine di oliva
Un paesaggio costeggiato da ulivi secolari: ecco il Cilento. Dal 1998 l’olio del Cilento ha ottenuto il marchio DOP, collegato a un rigido disciplinare di produzione. I comuni produttori sono
62, tutti sul territorio del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Spiega la Regione Campania: “L’olio Cilento DOP è il frutto dell’armonizzazione delle più moderne tecnologie di
lavorazione con una tradizione millenaria. A livello agronomico, particolare cura è posta durante le fasi della raccolta, del trasporto e della conservazione delle olive. Per essere ammesse
alla produzione di olio DOP le olive devono essere raccolte rigorosamente a mano; è autorizzato l’ausilio di mezzi agevolatori meccanici, come scuotitori e pettini vibranti; le reti sono
ammesse esclusivamente per agevolare le operazioni di raccolta, che deve essere effettuata entro il 31 dicembre di ogni anno. La produzione massima di olive ad ettaro è di 110 quintali,
mentre la resa in olio massima è del 22%. Le olive vanno molite entro 48 ore dalla raccolta”. “Si va dall’olio più corposo dell’entroterra – olio delle zone collinari, perfetto per i piatti di
carne – all’olio di olive maturate affacciate al mare – olio leggero, adattissimo ai piatti a base di pesce della tradizione cilentana”, spiega Donatella Tardio, esperta del territorio.

- L’OLIVA SALELLA AMMACCATA DEL CILENTO
Casal Velino, ve lo abbiamo raccontato un po’ di tempo fa , deve il riconoscimento della Fondazione Slow Food ad alcuni produttori locali che, da tempo ormai, riescono ad offrire un
prodotto vanto dell’intera comunità. Per l’Oliva Salella Ammaccata del Cilento. prodotto grazie alle piante secolari dell’oliva Salella esso viene la vorato, tutto a mano schiacciando ad
una ad una le olive con una pietra di mare. www.vogliecilentane.it

Il fico bianco
“Il fico bianco del Cilento è un prodotto DOP del nostro territorio – spiega Tardio –. Un prodotto di nicchia, molto apprezzato anche all’estero”. La Denominazione geografica protetta “Fico
bianco del Cilento” è riferita al prodotto essiccato della cultivar “Dottato”, pregiata varietà di fico diffusa in tutto il Mezzogiorno. In particolare, il prodotto tutelato è quello derivato da uno
specifico ecotipo della cultivar Dottato, che si è andato selezionando e diffondendo nel Cilento nel corso dei secoli: il “Bianco del Cilento”. Una preparazione tradizionale ancora in uso è
quella che vede i fichi “steccati”, infilati cioè in due stecche di legno parallele per formare le “spatole” o “mustaccioli”. Il Fico Bianco del Cilento DOP è venduto anche farcito con mandorle,
noci, nocciole, semi di finocchietto, bucce di agrumi (ingredienti provenienti dallo stesso territorio di produzione), ricoperto di cioccolato, immerso nel rum, con l’obiettivo di ampliare la
gamma dell’offerta, soprattutto nel periodo natalizio. Sempre più ricercati sono anche i fichi essiccati e poi dorati al forno, soprattutto quelli farciti. Pregiati, ma sempre più rari per gli alti
costi di preparazione, sono i fichi mondi, senza buccia, dal colore chiarissimo tendente al bianco puro e dal sapore prelibato. https://www.facebook.com/vogliecilentane

I vini
“Un territorio dal clima mite non può non avere anche produzione di vini – sottolinea Donatella Tardio –. Il Cilento è stata la terra degli Enotri, popolazione indigena produttrice di vino: la
tradizione è arrivata sino a noi con delle aziende vitivinicole che negli ultimi anni stanno trovando sempre maggiore sviluppo”. Si parla soprattutto di Fiano, un vino bianco adatto ai piatti
a base di pesce e Aglianico, rosso e corposo, per i piatti a base di carne. Due denominazioni enologiche della Regione Campania provengono dal Parco Nazionale del Cilento e Vallo di
Diano. Si tratta della DOC Castel San Lorenzo e della DOC Cilento (la denominazione comprende vini rossi, bianchi e rosati, oltre a un Aglianico in purezza, prodotti sulle colline costiere
della parte meridionale della provincia), prodotte dalla combinazione delle uve tradizionali con quelle più specificamente locali. www.vogliecilentane.it


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